L’infezione da virus dell’epatite C risulta essere la più comune causa di malattia cronica epatica. La patologia ha una lenta evoluzione ed è spesso asintomatica, e può portare anche ad esiti di estrema gravità quali la cirrosi epatica o l’epatocarcinoma. Secondo recenti stime epidemiologiche, in Emilia-Romagna le persone infette sono fra 100.000 e 130.000 e solo 30-40 mila sanno di esserlo.
Muove da queste premesse l’interrogazione che ho presentato alla Giunta insieme a Paolo Calvano. Dal 2011 la cura può sostenersi grazie a nuovi farmaci inibitori, non privi tuttavia di importanti effetti collaterali; dal 2014 sono disponibili in Europa nuovi Direct Antiviral Agents (DAA), i cui risultati sembrano più positivi e tollerabili per l’organismo.
Purtroppo, il costo per un ciclo di trattamento è elevato (diverse decine di migliaia di euro), il che ha imposto limiti di utilizzo a livello nazionale, rendendo necessario verificare le reali necessità dei pazienti sia in termini numerici, sia in termini di caratteristiche cliniche. Regole così restrittive stanno inducendo i pazienti a comprare il farmaco via internet o recandosi all’estero.
Nell’interrogazione chiediamo alla Giunta quanti casi di epatite C siano stati trattati in regione nel 2015, e quanti di questi con i nuovi farmaci, quale sia la distribuzione territoriale ed il costo dei trattamenti. Chiediamo, inoltre, di dare conto degli aggiornamenti mensili del Gruppo Multidisciplinare sui farmaci per l’epatite C cronica, che ha già redatto un documento di indirizzo che definisce le priorità d’uso dei nuovi farmaci ed analizza le problematiche legate al loro utilizzo. Infine, l’interrogazione chiede se esistano, sulle richieste di accesso ai nuovi farmaci inoltrate dai medici dei singoli pazienti al predetto Gruppo multidisciplinare, il verbale e la risposta scritta al richiedente, per dare “conto dell’esito dell’esame e delle sue motivazioni.