«La crescita si giocherà nei prossimi anni sulla possibilità di fare rete. Confronto indispensabile su progetti prioritari»
«La forza di questa regione e della provincia sta nella capacità di mettere a sistema le proprie risorse, costruendo reti tra territori in grado di enfatizzare le singole peculiarità e di promuoverle in un mercato sempre più globale e quanto più i territori sono coesi sulle scelte tanto più i risultati saranno significativi. E su questo non posso che ribadire quello che ho ripetuto fino allo sfinimento da Presidente della Provincia: il confronto mai come ora è indispensabile, ma non può essere affrontato pensando di andare a fare l’elenco della spesa agli altri».
Anche Marcella Zappaterra, consigliera regionale (Pd) interviene sul dibattito degli Stati Generali dell’Economia.
Crisi da superare. «La provincia di Ferrara – osserva ancora Zappaterra – non vive certo uno dei suoi momenti migliori, soffre gli effetti di una crisi che viene da lontano. I dati sulla disoccupazione, sebbene in regressione, credo siano un indicatore chiaro di questa grande difficoltà, che sta purtroppo colpendo i più deboli, quindi le famiglie a basso reddito, i nostri giovani, le imprese di piccole dimensioni. Si colgono però, anche qui i primi segnali di ripresa che vengono soprattutto dall’unico indicatore economico rimasto quasi sempre in positivo anche in questi anni di crisi. Mi riferisco all’export manifatturiero, che, nel 2015, ha registrato una variazione positiva del 3,2%, che rappresenta certamente un risultato confortante per le vendite all’estero da parte delle imprese ferraresi. Servono maggiori investimenti in ricerca, sviluppo e digitalizzazione della pubblica amministrazione e delle imprese, maggiori incentivi nei confronti delle imprese innovatrici, servono strumenti finanziari specifici per finanziare nuove startup e giovani creativi. Servono partnership pubblico-privato efficaci, legami tra università e impresa più stabili, attenzione al mercato del lavoro, potenziamento qualitativo dell’istruzione. Serve creare un contesto favorevole al “fare impresa”, che dipende dalla qualità di fattori come: una Pubblica amministrazione efficiente; infrastrutture moderne e diffuse; un sistema educativo che sappia guardare alle esigenze dello sviluppo; regole applicabili e applicate, in tempi rapidi e certi».
La scommessa futura. «La crescita dei prossimi anni – prosegue Zappaterra – si giocherà, per una buona parte, sulla capacità di “fare rete”, sui mercati internazionali, sulla maggiore integrazione tra i settori. Tra un manifatturiero, ad esempio, che vede crescere le attese positive legate alla forza delle esportazioni e un terziario ancora non valorizzato in tutte le sue potenzialità, ma che rappresenta un serbatoio di competenze, capacità imprenditoriali, creatività che può e deve essere integrato di più nelle filiere produttive. Tante piccole imprese, nell’industria come nel commercio, nell’artigianato come nell’agricoltura o nel turismo, da sole non ce la farebbero a intraprendere queste strade. Dobbiamo aiutarle a scoprire i vantaggi dello stare insieme, perché è questo il modello organizzativo che indica la strada per competere e vincere sui mercati. Non c’è crescita duratura senza coesione sociale».
Patto per il lavoro. «Del resto il Patto per il Lavoro dell’Emilia-Romagna, siglato da 50 firmatari (sindacati e associazioni datoriali, terzo settore, camere di commercio, enti locali, università, ufficio scolastico regionale), punta proprio a realizzare una nuova generazione di politiche per lo sviluppo fondate sul riconoscimento del valore del territorio. Il cambiamento passa proprio dalla concentrazione della programmazione su obiettivi individuati a partire da una visione territoriale dello sviluppo regionale articolata in aree urbane, montagna, costa, asse del Po e territorio colpito dal sisma nel 2012 e dalla condivisione delle scelte strategiche attraverso una nuova governance inter-istituzionale che coinvolga Aree vaste, la Città Metropolitana di Bologna e Comuni, l’integrazione degli strumenti e delle politiche e, infine, una trasparente ed effettiva valutazione delle politiche messe in campo».