In Italia il 5% della popolazione usa regolarmente la bicicletta. In Emilia-Romagna quel dato viene doppiato: la quota è del 10%. A Ferrara siamo tra il 28 e il 29%, una delle migliori performance in assoluto a livello nazionale.
Vogliamo e possiamo fare di più e meglio. Per questo la Regione Emilia-Romagna si doterà molto presto di una legge regionale ad hoc che punta a favorire un modello di mobilità sostenibile in cui centrale è l’uso delle biciclette.
La parola d’ordine del progetto di legge è incentivare l’uso della bicicletta, come elemento di mobilità sostenibile urbana ed extraurbana, rete di cui fanno parte anche le ciclovie turistiche nazionali, mettendo in rapporto i tanti settori interessati: territorio, mobilità, ambiente, sanità e prevenzione, welfare, sviluppo rurale, turismo.
Che cosa ci prefissiamo di fare? La realizzazione della prima Rete delle ciclovie regionali, da Piacenza a Rimini, nuove piste ciclabili e ciclopedonali e, nelle aree urbane, nuove ‘zone 30’, dove velocità e traffico siano ridotti, cui associare la promozione delle “bici pieghevoli” per affiancare l’utilizzo dei mezzi pubblici. Gli obiettivi sono chiari: raddoppio della percentuale di spostamenti in bici e a piedi sul territorio; dimezzamento entro il 2020 delle vittime su strada, come indicato dall’UE; nuovi collegamenti tra le piste esistenti, una maggiore integrazione treno-bici e servizi per i ciclisti, dalla riparazione alla vigilanza. E per ogni nuova strada realizzata, una nuova pista ciclabile.
La nostra Regione prevede un iniziale investimento di 10 milioni di euro, risorse stanziate dal Fondo di sviluppo e coesione e messe a bando a favore di Enti Locali, agenzie per la mobilità e società di gestione nel campo dei trasporti.
Complessivamente, per interventi sulla mobilità ciclistica sono previsti però fondi per quasi 25 milioni di euro entro la fine della legislatura: ai 10 milioni per l’applicazione della nuova legge, si aggiungono 8 milioni per i progetti dei Comuni con più di 50mila abitanti (Carpi, Cesena, Faenza, Ferrara, Forlì, Modena, Parma, Piacenza, Ravenna, Reggio Emilia e Rimini) e la Città metropolitana di Bologna per nuove piste ciclabili o misure di moderazione del traffico, di cui 8 milioni cofinanziati direttamente dalla Regione con fondi Por-Fesr; 1,3 milioni assegnati all’Emilia-Romagna dal riparto nazionale del Piano per la progettazione di itinerari e piste ciclopedonali e 5 milioni, sempre assegnati alla Regione dalla legge sulla Green economy, per la realizzazione del tratto della Ciclovia del Sole che attraversa otto Comuni fra Bologna e Modena, lungo il tracciato ferroviario dismesso della Bologna-Verona.
Le novità
È prevista la realizzazione di nuove ciclovie e la messa in sicurezza dei tratti presenti. Ma anche il recupero di stazioni ferroviarie e case cantoniere in strutture che offriranno servizi per i cicloturisti; noleggio bici e bike sharing; velostazioni; registri per il riconoscimento delle biciclette, parcheggi attrezzati diffusi.
Tra le novità, anche la possibilità di costruire le piste ciclabili anche non in adiacenza alle strade, ma su tracciati differenti. Infatti, la legge 366 del 1998 stabilisce che a fronte della costruzione di nuove strade o di manutenzione di quelle esistenti, vengano previste vie ciclabili esclusivamente in adiacenza, possibilità a volte non praticabile.
E ancora: saranno previsti spazi per il deposito biciclette negli edifici residenziali, all’interno delle attività produttive e nei luoghi pubblici. Verranno individuate azioni per la riduzione della velocità e la realizzazione diffusa di nuove “zone 30” (limite chilometrico orario) per agevolare l’intermodalità con i mezzi pubblici, anche con la promozione delle “bici pieghevoli”. I nuovi edifici residenziali dovranno dotarsi di spazi per il ricovero di biciclette in cortile o in aree dedicate. Inoltre, nell’erogazione dei contributi regionali verranno premiati i progetti che prevedono forme di vigilanza anche tramite videosorveglianza, servizi agli utenti (riparazione, gonfiaggio, noleggio) in prossimità delle velostazioni, marchiatura registrata delle biciclette. Mentre, appunto, gli Enti in cui si rileveranno inadempienze nella manutenzione delle proprie infrastrutture e nel sostegno alla ciclabilità, non potranno beneficiare di contributi regionali.
La Rete delle ciclovie regionali
La Rete sarà costituita da numerosi percorsi ciclabili già esistenti, da tratti da raccordare o di nuova realizzazione. Comprenderà anche le ciclovie e gli itinerari storici, a partire dall’Eurovelo, che in Italia coincide per buona parte con la Ciclovia del Sole e i suoi tremila chilometri dall’Alto Adige alla Sicilia, e da Bicitalia, il network a cura della Federazione italiana amici della bicicletta, che racchiude gli itinerari nazionali e sovraregionali. Nella rete vengono poi integrate le piste ciclabili locali e individuati i tracciati ferroviari dismessi in cui realizzare nuove vie per le due ruote ad uso turistico.
La base di partenza è il protocollo d’intesa per lo sviluppo della mobilità ciclopedonale in EmiliaRomagna, siglato nel 2015 dalla Regione con le principali associazioni di settore (Fiab, Legambiente, Uisp Comitato regionale, Wwf) e – novità rispetto alla precedente firma del 2009 – anche Anci e Upi.
Come funzionerà la nuova legge
La Città metropolitana di Bologna, i Comuni e le loro Unioni indicheranno le reti ciclopedonali locali e programmeranno le azioni negli ambiti di loro competenza, legandole agli obiettivi di accessibilità e intermodalità con il trasporto pubblico locale. Nell’ambito del Piano regionale integrato dei trasporti (Prit) verranno individuati i criteri per orientare gli enti locali nelle loro scelte di pianificazione urbanistica. La Regione metterà a disposizione 10 milioni di euro per finanziare gli interventi degli Enti locali. Per favorire la collaborazione tra amministrazioni e associazioni del settore, la Regione promuove un Tavolo regionale per la ciclabilità.