A corredo della manovra di bilancio della Regione Emilia-Romagna approvata a fine aprile, il Partito Democratico ha presentato e approvato (insieme ai gruppi SEL e AltraER, astenuti M5S, contrari Lega, FI, FDI) un ordine del giorno che chiede di sperimentare il reddito minimo in Emilia-Romagna.
Il reddito minimo è una forma di garanzia economica che è finalizzata a garantire una soglia base per contrastare la povertà. Attualmente sono molte le proposte di legge depositate in Parlamento e risultano molto diversificate le proposte che tecnici e politici promuovono per introdurre (e a chi riconoscere) il reddito minimo in Italia.
L’ordine del giorno che ho votato insieme al Gruppo del PD impegna la Giunta a potenziare, dal prossimo bilancio di previsione, gli strumenti esistenti di contrasto alla povertà, anche con appositi ed innovativi interventi di sostegno al reddito, promuovendo la sperimentazione di forme di reddito minimo garantito, e a stimolare il Governo nazionale nella predisposizione di una normativa in tema di reddito minimo garantito.
Gli effetti della crisi economica che si protrae ormai da otto anni hanno fatto aumentare il numero di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà in modo vertiginoso, pertanto, in attesa della definizione di una legislazione nazionale in materia, è necessario che la Regione, per quanto di sua competenza, introduca provvedimenti legislativi in grado quanto meno di evitare l’acuirsi del fenomeno che da economico si sta trasformando in crisi sociale. L’attenzione al tema del lavoro e dello sviluppo, lo ribadiamo, è prioritaria per l’Emilia-Romagna: dalla crisi si esce solo con il lavoro e solo garantendo il diritto delle persone di partecipare attivamente alla crescita della comunità.