Il processo di fusione dei quattro comuni ferraresi è entrato oggi nella sua fase finale. Con il voto all’unanimità dell’Assemblea legislativa della regione Emilia-Romagna, infatti, il percorso amministrativo è giunto al termine.
La parola ora passa ai cittadini di Berra e di Ro, insieme a quelli di Tresigallo e Formignana. Saranno chiamati, con tutta probabilità il 7 ottobre, ad esprimersi su questi processi con un referendum.
Il processo di fusione tra questi Comuni è praticamente fisiologico. Già dal 2009, all’interno dell’Unione “Terre e fiumi” condividono servizi in forma unificata. Ma quel che credo sia più importante è la vicinanza non solo chilometrica tra queste comunità. Sono simili nelle loro composizioni e nelle attività produttive prevalenti.
La fusione tra Berra e Ro potrebbe essere riassunta in un semplice gioco di parole: essere efficienti per essere efficaci. Solo attraverso un nuovo Comune di 8 mila abitanti si possono mantenere e migliorare i servizi ai cittadini e alle imprese
Grazie alla normativa vigente, queste fusioni si tradurranno anche in un cospicuo aumento delle risorse a disposizione delle amministrazioni municipali: 12 milioni in dieci anni per Formignana-Tresigallo e 15 milioni nello stesso arco temporale per Berra e Ro.
Ma il processo amministrativo che proprio oggi è giunto al termine non ha solo questa finalità. Non si avvia un processo lungo e complesso come questo solo per avere maggiori risorse a disposizione.
Attraverso le fusioni si riconosce una volta di più l’esistenza di un’unica comunità ed un unico soggetto amministrativo, arrivando a ripristinare una verità storica che risale alla fine del Quattrocento e che fu cancellata con una contestata Legge del Regno d’Italia nel 1908.
Nell’ambito di comunità particolarmente coese, la volontà degli amministratori è di continuare a fornire servizi alla cittadinanza di un certo valore. In questo senso la prospettiva di ottenere maggiori risorse può considerarsi un incentivo e non il motivo propulsore di questo processo.