Avevo chiesto alla Giunta regionale, con un’interrogazione di verificare con gli organi tecnici competenti di valutare se ci siano le condizioni per adottare una procedura di VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) invece del solo screening proprio per consentire il massimo approfondimento sull’impatto dell’impianto di trattamento dei fanghi di Portoverrara sulla viabilità, sulle emissioni, sulla sicurezza, ma anche sulla semplice qualità della vita della delle persone.
I Comuni di Portomaggiore e Argenta hanno già depositato osservazioni estremamente critiche. La legge però consente la realizzazione di questi stabilimenti, anzi a dire la verità sulla regolamentazione per lo spandimento dei fanghi l’attuale governo ha aumentato i limiti facilitando anche gli impianti industriali, mentre la nostra Regione mantiene una normativa molto più rigida che ne limita l’utilizzo circoscrivendolo solo ad alcune categorie e prevedendo una comunicazione preventiva di 15 giorni all’ARPAE ogni volta che si effettuano.
Nella risposta dell’assessorato all’ambiente si legge che: «sarà l’esito dello screening in corso a stabilire se servirà o meno la procedura di VIA per la realizzazione dell’impianto di trattamento dei fanghi a Portoverrara. La Regione rimarca la massima attenzione per approfondire l’impatto ambientale, in un’ottica a 360 gradi, di un insediamento di questo tipo».
Come avevo previsto, il solo screening potrebbe non essere sufficiente a valutare con il dovuto approfondimento l’opportunità di procedere alla realizzazione dell’impianto. Continuo a pensare che sia doveroso entrare il più possibile nel dettaglio prima di autorizzare la realizzazione di questo impianto, i cui impatti sono sia sulla viabilità sia sui disagi all’ambiente e ai cittadini.