Intervista tratta dal Resto del Carlino di Ferrara, domenica 1 marzo 2020
di Stefano Lolli
Intervista a Marcella Zappaterra – La capogruppo dem: «Il Pd non è più autosufficiente. Missione diplomazia»
«La diplomazia non è una delle mie doti principali, ma riesco a fare squadra. Non so se per empatia, o perché prendo gli altri per sfinimento».
Quale che sia la tattica, Marcella Zappaterra dovrà applicarla al meglio, nel suo nuovo ruolo in Consiglio regionale. Per la prima volta, dopo la breve esperienza di Anna Pariani nell’ultimo scorcio della legislatura Errani, una donna è chiamata a rivestire questa funzione strategica.
«Non c’è dubbio, è una bella responsabilità. Ma tra i requisiti, più che il fatto di essere una donna, contava essere alla seconda legislatura, per conoscere i meccanismi dell’ente. Poi aver già rivestito un ruolo istituzionale e aver macinato un po’ di politica ha aiutato, visto che adesso il Pd non è più autosufficiente».
Nessuna riserva sul fatto di essere ferrarese, il territorio in cui il Pd ha ottenuto la performance peggiore alle Regionali?
«Non c’è nesso tra il collegio e il ruolo. Ma è un dato di fatto la debolezza del partito e del centrosinistra nel nostro territorio. E più in generale, guardando oltre gli steccati politici, della nostra realtà. In questo senso credo che assumere questo impegno potrà aiutare».
In che senso?
«Personalmente non ho alcuna intenzione di allentare la presa per il nostro territorio, che necessita di interventi e investimenti corposi per riequilibrare un gap infrastrutturale, economico e di servizi. Bonaccini ha già annunciato un’attenzione straordinaria; mi garantisce il fatto che in giunta ci sia Paolo Calvano, ed è buona cosa anche la presenza in Consiglio di Marco Fabbri, personalità di spicco per il territorio».
Ma restiamo a lei. Ora è chiamata ad un ruolo di regia del gruppo consiliare, e di raccordo con il centrosinistra.
«Questo è il compito più difficile e stimolante. Noi del Pd siamo 22, dobbiamo necessariamente raccordarci con gli altri eletti di Coraggiosa e della Civica di Bonaccini. Ma anche sapere che non potremo avere, neppure al nostro interno, capricci o personalismi. Ho già detto, al momento della scelta, che la vocazione dovrà essere quella della collegialità».
Parlava dell’esigenza di un rilancio delle misure per Ferrara. Perché non è stato fatto prima?
«Perché in questi ultimi cinque anni, guardi solo le vicende della Cispadana e della Ferrara Mare, Bonaccini si è dovuto impegnare soprattutto a rimuovere gli ostacoli e sblindare i problemi. Adesso ci sono le condizioni per avviare i cantieri, e va fatto. Idem su altri versanti, come la sanità e i servizi».
Da capogruppo dovrà necessariamente intrattenere rapporti con i suoi colleghi-avversari del centrodestra.
«La partenza, in sede di insediamento dell’assemblea, è stata molto positiva e ispirata al senso delle istituzioni. Non mi illudo, so che ci saranno momenti e scontri duri, spero però che tutti abbiano la maturità di tenere presenti i bisogni reali dei cittadini, evitando di strumentalizzare».
Riferimento a Vittorio Sgarbi, il cui unico intervento nella prima seduta è stato sul Coronavirus?
«Posso evitare di entrare subito in polemica diretta? La ringrazio…».
Accidenti, sta davvero mutando il suo carattere decisionista e, talvolta, puntuto.
«Nessuna mutazione genetica, la rassicuro. Mi attende un compito impegnativo, anche sotto il profilo politico. Da quando, del resto, sono entrata nella Direzione nazionale del Pd, ci stava che accettassi questa sorta di trasformazione. Del resto, non è vero che il Pd è chiamato a dare segnali di cambiamento?».
Torniamo alla connotazione femminile. Dunque in questa fase, oggettivamente complessa, la pazienza di una donna torna utile?
«L’ha detto lei. Quando era facile, il ruolo andava agli uomini».