NO all’Autonomia differenziata!

Chi dovrebbe guardarsi allo specchio e farsi un esame di coscienza di fronte al Paese è la destra, che ha approvato una legge sull’autonomia differenziata sbagliata, che divide, che rischia di spaccare il Paese. Una legge, peraltro, non condivisa con le Regioni e i Comuni: il perfetto centralismo, altro che autonomia!

E tutto questo solo per uno scalpo elettorale che la premier Giorgia Meloni ha concesso alla Lega e a Salvini in cambio del via libera al premierato; un’altra riforma sbagliata che mette in pericolo la nostra Costituzione. Il risultato è semplice: passano il premierato (cui la Lega era contraria) e la legge Calderoli (cui Fratelli d’Italia era contraria).

Ripeto, la destra si guardi allo specchio e si faccia un esame di coscienza di fronte al Paese.

La proposta che aveva avanzato più di cinque anni fa l’Emilia-Romagna – condivisa e definita insieme a tutte le parti sociali nel Patto per il Lavoro e senza mai un voto contrario in Consiglio regionale – puntava a gestire direttamente solo alcune materie, e alcune competenze particolari, di quelle previste dalla Costituzione. Per semplificare, sburocratizzare, dare risposte più efficaci a cittadini e imprese e poter programmare gli interventi necessari sul territorio, senza chiedere un solo euro in più allo Stato.

Materie nelle quali non sono comprese sanità e scuola. Il diritto alla salute e il diritto all’istruzione sono universali e come tali chiedono una cornice normativa comune che tuteli tutta la popolazione italiana.

A suo tempo, in Emilia-Romagna, peraltro per procedere avevamo posto requisiti precisi, fra cui lo stanziamento delle risorse necessarie a garantire i Lep (Livelli Essenziali delle Prestazioni) ovunque nel Paese e il pieno coinvolgimento del Parlamento. E nella legge di Calderoli non c’è un solo euro per questo e si snobba il ruolo del Parlamento. Mai posto il tema del residuo fiscale, per trattenere qui le tasse pagate dagli emiliano-romagnoli, a differenza della Lega in altre regioni, perché si chiama in un solo modo: secessione.

La verità è che quando si dovrebbe dare spazio ai territori, il Governo Meloni è il più centralista e sordo che ci sia mai stato nell’Italia Repubblicana. La dimostrazione è quanto successo dopo l’alluvione in Emilia-Romagna, dove, dopo oltre un anno, non sono arrivati i rimborsi, nonostante la promessa del Governo di assicurarli al 100%. Adesso, nell’ultimo decreto, il Governo prevede un indennizzo massimo di 6mila euro per i beni mobili danneggiati dall’acqua. Fate voi i conti: c’è gente che ha perso tutto, decine di migliaia di euro solo tra elettrodomestici, mobili e beni personali: dovrà accontentarsi di (massimo) 6mila euro?

È inaccettabile.

Da qui la scelta di contrastare questa riforma che spacca il Paese, promuovendo il referendum abrogativo. Riforma, peraltro, che divide la maggioranza di governo, visto che il ministro Musumeci ha già rispedito al mittente la richiesta del presidente Zaia alle regioni del Sud di applicare la legge Calderoli.