La riforma regionale dei servizi educativi 0-3 non porta con sé solo l’introduzione dell’obbligo di vaccinazione contro poliomielite, difterite, tetano ed epatite B per l’iscrizione ma anche più flessibilità organizzativa dei servizi e un sistema di accreditamento più semplice per le strutture educative.
È una riforma a tutto tondo, che si occupa delle esigenze emergenti delle famiglie e delle necessità di una maggiore semplificazione amministrativa. Cambia il mondo del lavoro e cambiano le famiglie, che chiedono una maggiore elasticità dei servizi educativi per la prima infanzia. Va in questa direzione il progetto di legge che supererà l’attuale normativa, risalente al 2000 e perciò nata in un contesto economico e sociale profondamente diverso da quello di oggi.
Il progetto disegna una legge-cornice, che recepisce le novità introdotte dalla riforma nazionale (legge 107/2015) e che, insieme alla direttiva sull’organizzazione e il funzionamento che la completerà, punta ad andare incontro alle esigenze di un mondo del lavoro diverso dal passato, senza arretrare in nessun modo sulla qualità dei servizi erogati. In particolare si potrà continuare a scegliere tra servizio part-time o full-time per la frequenza al nido, ma in più si affiancheranno ad esso anche altri servizi educativi con orari più elastici. L’offerta educativa, in Emilia-Romagna, propone infatti anche servizi a domicilio, spazi bambini e centri per le famiglie.
A questo LINK una disamina sull’offerta dei servizi educativi in Emilia-Romagna.
La riforma istituisce anche un sistema di accreditamento per i servizi educativi: chi vorrà ricevere finanziamenti pubblici potrà contare su un percorso più snello, assai diverso da quello vigente nel sistema socio-sanitario. Alle strutture che vogliono accreditarsi sarà infatti richiesto soltanto il progetto pedagogico, la presenza di un coordinatore pedagogico di riferimento e uno strumento di autovalutazione della propria attività.
Altre importanti misure contenute nel provvedimento sono la valutazione della qualità dell’offerta, la valorizzazione della formazione e del progetto pedagogico, la semplificazione della distribuzione delle risorse per la gestione e la qualificazione dei servizi, che vengono direttamente assegnate dalla Regione ai Comuni o loro Unioni.