Con il voto favorevole in Aula della nuova legge regionale sull’inclusione sociale di Rom e Sinti, in Emilia-Romagna si va verso la chiusura dei grandi campi nomadi per favorire nuove soluzioni abitative. L’obiettivo è quello di limitare le situazioni nella quali è più facile che si concentrino conflitti, tensioni sociali e condizioni igieniche non tollerabili.
La nuova legge recepisce delle norme internazionali, sia le raccomandazioni dell’Onu su Rom e Sinti, sia la Strategia europea sull’inclusione sociale di queste comunità.
Il progetto di legge
Quattro i grandi temi considerati dalla legge: lavoro, scuola e istruzione, salute, abitare.
Per quanto riguarda l’abitare, vengono indicate alternative ai grandi campi, che, come ha commentato la Vicepresidente della Regione e Assessore al Welfare Elisabetta Gualmini, sono “a rischio di ghettizzazione e quindi vanno assolutamente chiusi”: da un lato aree molto piccole, pubbliche e private, a carattere familiare, “dove ci sia un padre di famiglia che paga le proprie utenze, come succede per tutti i cittadini, in un’ottica di piena legalità e responsabilità”. Altre alternative sono gli alloggi sul mercato, oppure gli alloggi popolari, laddove ci siano ovviamente i requisiti, validi per tutti i cittadini, per accedere alle graduatorie.
Grande attenzione va al tema della scuola e della formazione, canale privilegiato per l’inclusione: la Regione favorisce, coerentemente con la normativa in materia, parità di accesso all’educazione, all’istruzione scolastica e universitaria, alla formazione professionale. Dal punto di vista della salute, la Regione garantisce l’accesso alle prestazioni sanitarie e l’assistenza a Rom e Sinti in conformità con quanto previsto dalla normativa in vigore, anche attraverso équipe multiprofessionali della rete territoriale dei servizi.