Noi, attuali consiglieri, il vitalizio non lo percepiremo grazie alla norma che li ha aboliti a partire da questa legislatura. Oggi, in più, come PD abbiamo proposto e approvato una legge che interviene sui vitalizi in corso di erogazione con tre punti cardine.
- Innalzamento dell’età per il conseguimento del vitalizio: si passa dagli attuali 60 anni all’età valevole per il conseguimento del diritto alla pensione di vecchiaia dei lavoratori dipendenti delle pubbliche amministrazioni (66 anni e 7 mesi nella generalità dei casi). I consiglieri nati fra il 1957 e 1963 (che non hanno compiuto il sessantesimo anno di età) potranno conseguire il vitalizio a 60 anni ma con una penalizzazione progressiva in funzione del periodo di anticipo richiesto.
- Contributo di solidarietà: tutti gli assegni vitalizi in pagamento (comprese le reversibilità) saranno ridotti, per la durata di un triennio, del 6% per la parte oltre 1.000 euro e fino a 1.500 euro, del 9% per la parte oltre 1.500 euro e fino a 3.500 euro, e del 12% per la parte oltre 3.500 euro.
- Divieto di cumulo con istituti analoghi.
Si stima un risparmio di spesa di circa 1 milione di euro nel prossimo triennio. Le risorse risparmiate saranno impiegate per il finanziamento di politiche di sicurezza, legalità e qualità del lavoro, sostegno al microcredito per lo sviluppo dell’imprenditorialità, reinserimento lavorativo e inclusione sociale.
La legge approvata oggi (che avevo sottoscritto, è infatti una legge di iniziativa dei consiglieri regionali depositata dal Gruppo Pd) fa il paio con il primo intervento approvato dopo l’insediamento della X legislatura a gennaio 2015, con cui avevamo approvato la riduzione delle indennità dei consiglieri regionali, l’eliminazione del trattamento di fine mandato, l’azzeramento dei contributi ai gruppi consiliari.
Prima di arrivare a questa proposta e durante l’iter della legge, abbiamo voluto raccogliere pareri autorevoli per ridurre il più possibile il rischio di ricorsi che vanificherebbero il nostro sforzo.
Dalla Giunta guidata dal presidente Bonaccini e dall’Assemblea Legislativa vogliamo che sia forte e chiaro un richiamo al rigore e alla sobrietà. Questo provvedimento, come altri, è la testimonianza del nostro modo di fare politica in Emilia-Romagna.