Più autonomia ai centri servizi per il volontariato che operano a livello territoriale. È questo che sollecitiamo in Emilia-Romagna attraverso una risoluzione depositata dalla collega Lia Montalti e che ho sottoscritto insieme ad altri consiglieri PD.
La riforma del terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universale, contenuta nella legge delega licenziata dal Parlamento nel 2016, prevede che i CSV possano essere gestiti non solo dalle organizzazioni di volontariato ma da tutti gli enti del terzo settore e che i servizi possano essere erogati a tutti gli enti del Terzo settore che si avvalgono di volontari.
I CSV avranno quindi una compagine più larga, nuove risorse e nuovi compiti. Tuttavia la legge delega prevede l’individuazione di aree vaste anche per i centri per il servizio al volontariato, superando il requisito della territorialità che anche la nostra disciplina regionale riconosceva.
A quanto trapela, a livello provinciale dovrebbero restare solo degli sportelli, mentre sarebbero previsti degli accorpamenti di area fino a un milione di abitanti.
È evidente che in molte realtà territoriali e tra le associazioni di volontariato più piccole, si è insinuata una forte preoccupazione. Ci siamo fatti portavoce delle istanze di questo mondo che svolge attività preziosissime sul territorio.
Per questo chiediamo che la Regione Emilia-Romagna si attivi in tutte le sedi più opportune coinvolgendo il Governo e la conferenza permanente Stato-regioni affinché i decreti delegati valorizzino l’autonomia organizzativa della rete dei centri servizi per il volontariato, salvaguardando il requisito della territorialità previsto anche dalla nostra disciplina regionale.